giovedì 25 marzo 2010

Tre no alla proposta di Bonanni

Ci sono tre obiezioni di fondo da rivolgere ai ragionamenti che Bonanni su “Il Sole 24-Ore” rispetto alla democrazia sindacale. La prima è che una legge sulla democrazia e la rappresentanza sindacale è necessaria proprio perché sono saltati tutti gli accordi unitari e perché non ha più funzionato il sistema dell’autoregolamentazione. La non credibilità dei dati degli iscritti, che lo stesso Bonanni ammette, è solo l’effetto patologico ultimo di questa situazione. Occorre quindi una legge sulla rappresentanza e non semplicemente un’intesa tra Cgil, Cisl e Uil che non ha funzionato e non funzionerebbe.
In secondo luogo non si può legare la legge all’attuazione dell’accordo sul sistema contrattuale. Quell’accordo è contestato da una parte dei sindacati e quindi non può diventare la base per la nuova democrazia sindacale.
Infine, ma non da ultimo, la legge sulla democrazia sindacale non può essere consociativa. Non può fondarsi sul principio che prima tutti i sindacati sono d’accordo tra loro e poi, forse, i lavoratori votano. La democrazia sindacale deve prima di tutto disciplinare e regolare il diritto dei lavoratori a decidere da quale sindacato essere rappresentati e se approvare o no piattaforme ed accordi, anche e soprattutto quando i sindacati non sono d’accordo.
In conclusione l’intervista di Bonanni su “Il Sole 24-Ore” dimostra la giustezza della scelta della Fiom di raccogliere le firme su una proposta di legge di iniziativa popolare. Il segretario della Cisl ripropone ancora una volta le posizioni che hanno portato alla rottura e alla paralisi della democrazia sindacale.
Giorgio Cremaschi
Intervista a Raffaele Bonanni (testo integrale)

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