giovedì 8 ottobre 2009

Domani le metalmeccaniche e i metalmeccanici in sciopero per il contratto e la democrazia e contro il silenzio di regime sulle ragioni del lavoro

Domani in Italia ci sarà la più grande mobilitazione operaia d’Europa contro la crisi. Questo infatti significano, tra l’altro, le 8 ore di sciopero e le 5 manifestazioni dei metalmeccanici proclamate e indette dalla Fiom. In un mare di crisi, con lotte che spesso devono giungere a livelli estremi per farsi sentire e vedere, domani la Fiom rilancia l’azione collettiva del mondo del lavoro. Dovrebbe essere un evento, invece l’informazione di regime lo ha completamente cancellato. Non c’è paragone con quello che avviene nel resto d’Europa, manifestazioni operaie della portata di quella di domani oggi ci sono solo in Italia, eppure non se ne parla. E’ un fatto gravissimo, che corrisponde inevitabilmente, al di là delle diverse collocazioni dei mass-media, a una sostanziale accettazione della propaganda berlusconiana sulla crisi.
Governo e Confindustria continuano a parlare di una fine della crisi, mentre milioni di lavoratori vedono continuamente peggiorare le loro condizioni di lavoro e di reddito o hanno perso o stanno per perdere il posto di lavoro. Tutto questo viene cancellato e anestetizzato, così la manifestazione di domani urla prima di tutto che la crisi c’è e la stanno totalmente pagando le lavoratrici e i lavoratori. Forse una delle scuse che verranno utilizzate è che lo sciopero di domani è solo della Fiom. Ma questo dovrebbe essere un motivo in più per parlarne. Per parlare del fatto che in questo dramma sociale Cisl e Uil mandano solo messaggi di rassegnazione e passività ai lavoratori. La crisi c’è, aspettiamo che passi e intanto arrangiamoci e adattiamoci. Questo messaggio, che è la negazione della funzione fondamentale del sindacato, evidentemente piace alla cultura che domina l’informazione. E così lo sciopero di domani, che prima di tutto dice basta alla rassegnazione, viene ignorato. Come viene ignorata la vergognosa prevaricazione che sta avvenendo al tavolo del contratto nazionale. La Federmeccanica, in accordo con sindacati di minoranza e in minoranza tra i lavoratori, vuole imporre un nuovo sistema di regole, valido per tutti, che peggiora il salario e i diritti. Questa violazione delle più elementari regole di democrazia, anche nel sistema politico italiano distorto e malato, non sarebbe ammessa. Abbiamo gioito alla sentenza della Corte Costituzionale, che ristabilisce principi elementari di diritto e uguaglianza e che ci fa dire che in Italia la Costituzione non è lettera morta. Ma per i diritti sindacali dei lavoratori la Costituzione oggi è cancellata. Senza un voto, senza un reale consenso, senza un pronunciamento democratico, si riscrive la Costituzione formale dei contratti. Siamo di fronte a un vero e proprio golpe sindacale, che però, passa sotto silenzio. Domani nelle piazze, che si riempiranno di lavoratrici e lavoratori che, nonostante la crisi decidono di rinunciare a una giornata di salario per farsi sentire, tutti insieme urleremo che non solo vogliamo il lavoro e il contratto, ma anche e soprattutto la democrazia. Che non si può fermare all’entrata delle fabbriche. Altrimenti non c’è davvero per nessuno.
Giorgio Cremaschi

Nessun commento: