venerdì 31 ottobre 2008

“Il 12 dicembre, sciopero generale dei metalmeccanici con manifestazione nazionale a Roma”

Conclusa l’Assemblea cui hanno partecipato 5.000 delegate e delegati


“E’ proclamato lo sciopero generale dei metalmeccanici, con manifestazione nazionale a Roma, per la giornata di venerdì 12 dicembre.” E’ con queste parole, scandite dal Segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, che si è conclusa l’Assemblea nazionale delle delegate e dei delegati della federazione dei metalmeccanici Cgil, svoltasi oggi a Roma.

Di fronte ai 5.000 tra delegati e dirigenti della Fiom, provenienti da tutta Italia, che affollavano il Padiglione 22 della vecchia Fiera di Roma, Rinaldini aveva già preso la parola all’inizio dell’Assemblea. Nell’ampia relazione introduttiva, il Segretario generale della Fiom, dopo aver affrontato i punti più scottanti dell’attualità sindacale, a partire dall’accordo separato siglato ieri col Governo da Cisl, Uil, Ugl e Confsal, ha delineato i rischi di un mutamento del proprio ruolo cui i sindacati vanno incontro nell’attuale fase politica.

Dopo aver ribadito che per la Fiom, come per tutta la Cgil, il sindacato è, in primo luogo, un’organizzazione che esercita la rappresentanza sociale dei lavoratori a partire dai luoghi di lavoro, Rinaldini ha affrontato i problemi posti dalla crisi economica oggi in corso; una crisi che attanaglia non solo l’economia finanziaria ma anche “l’economia reale” e la cui gravità “non è ancora emersa” né sui mezzi di informazione, né nel dibattito politico.

“Diciamo a tutti – ha sottolineato Rinaldini – che questa crisi non sarà breve e che, per conseguenza, quella che si profila è ormai una vera e propria emergenza sociale.” Un’emergenza in cui sono a rischio migliaia di posti di lavoro nell’industria metalmeccanica, a partire da quelli oggi occupati dai lavoratori non assunti a tempo indeterminato, oltre a migliaia di posti di lavoro negli altri settori, pubblico impiego compreso.

“Quello che serve in primo luogo - ha detto Rinaldini - è adesso una nuova politica economica in cui l’intervento pubblico non sia volto a regalare contributi a pioggia alle imprese private, ma a sviluppare selettivamente la ricerca e la fabbricazione di nuovi prodotti concepiti in termini ecocompatibili.”

“Poi - ha proseguito Rinaldini - occorre pensare a una rete di protezione sociale che si proponga di tenere insieme tutto il lavoro dipendente”, oltre a “modificare la legge Bossi-Fini, perché non è possibile che un lavoratore straniero, che perde il lavoro a causa della crisi, diventi automaticamente un clandestino.”

Occorre infine una nuova politica fiscale che sia capace di impostare misure strutturali “a partire dalla restituzione del fiscal drag” e da una tassazione delle rendite finanziarie più alta di quella oggi esistente.

Nel dibattito, sono poi intervenuti, oltre a una decina di delegate e delegati rappresentativi delle diverse realtà del Paese, anche uno studente universitario romano e uno studente di un istituto tecnico di Padova, che hanno parlato delle motivazioni della lotta in corso contro la politica scolastica del Governo di centro destra.

A fine mattinata, infine, ha preso la parola il Segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che, in particolare, ha sottolineato la drammaticità dell’attuale crisi economica e la necessità di una nuova politica fiscale.

giovedì 30 ottobre 2008

Comunicato

Come previsto nel verbale di incontro del 24 settembre 2008, a valle dell’accordo del 23 settembre 2008, la delegazione sindacale ha chiesto una data per il primo degli incontri di verifica dello stato di avanzamento dei lavori rispetto all’attuazione del Piano Industriale in riferimento ai temi dell’organizzazione, del piano di formazione e dell’accordo quadro tra InsielFVG e InsielMercato. E la Direzione ha comunicato che “tale incontro si svolgerà entro la metà del prossimo mese di novembre” “considerato lo slittamento del calendario di approvazione da parte degli organismi competenti relativamente al processo di scissione di Insiel Mercato”.

Cogliamo l’occasione per ribadire la determinazione da parte delle RSU e OOSS di Udine e della RSU e Segreteria FIOM di Trieste ad attivare tutte le verifiche necessarie per chiarire:
• le prospettive occupazionali per i lavoratori di InsielFVG e per i 135 lavoratori di InsielMercato
• le linee di indirizzo nella riorganizzazione e per la formazione che permetteranno di valorizzare le professionalità di InsielFVG e di InsielMercato
• le modalità di identificazione delle competenze dei lavoratori assegnati a InsielMercato
• gli accordi che regoleranno i rapporti tra InsielFVG e InsielMercato che dovrebbero assicurare l’operatività di ENTRAMBE le aziende
• la focalizzazione del ruolo di InsielFVG come motore dello sviluppo di servizi ICT per la Regione e gli ee.ll del FVG.


RSU Insiel Udine e FIM FIOM di Udine

RSU FIOM Trieste


giovedì 23 ottobre 2008

Comunicato su Elenco Nominativi Insiel Mercato

In data odierna le RSU sono state convocate dall’Azienda, la quale ha comunicato i nominativi dei lavoratori destinati a Insiel Mercato.
Le RSU hanno preso atto dei nominativi e sospeso l’incontro in attesa di una riunione della Delegazione al completo.
L’Azienda inoltre, ha comunicato che la lista con i nominativi sarà resa pubblica nel pomeriggio.
Chiunque necessiti di informazioni può contattare la RSU FIOM.

mercoledì 22 ottobre 2008

“No alla repressione no agli sgombri”

La Rete 28 Aprile esprime piena solidarietà e totale sostegno alle lotte degli studenti e condanna le iniziative repressive annunciate o in corso, a partire dalla minaccia di sgombro nelle scuole e nelle università occupate. Allo stesso modo diciamo no allo sgombro dei Centri sociali.

La volontà repressiva del governo è il segno preciso che non si intende affrontare i veri problemi del Paese, della scuola e del mondo del lavoro, ed è per questo che occorre fronteggiare la repressione con il massimo di solidarietà e di mobilitazione.

Rete 28 Aprile

mercoledì 15 ottobre 2008

DICIAMO NO OVUNQUE

CONFINDUSTRIA, CISL E UIL CONCORDANO UNA RIFORMA DEL SISTEMA CONTRATTUALE CHE RIDUCE I SALARI, I DIRITTI E LA CONTRATTAZIONE

La Confindustria, la Cisl e la Uil hanno siglato assieme la condivisione di un documento che definisce “linee guida per la riforma della contrattazione collettiva”. Questo documento è un attacco alla contrattazione, ai diritti, al salario dei lavoratori.
Infatti:

1. Il documento programma la riduzione dei salari nel contratto nazionale, perché:
  • il contratto durerà 3 anni, invece che 2;
  • gli aumenti salariali potranno essere solo ed esclusivamente legati a un indice definito da un’autorità terza, che in ogni caso dovrà togliere l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime importate;
  • gli aumenti si calcoleranno in ogni caso su una paga di riferimento più bassa di quella su cui oggi vengono calcolati gli aumenti contrattuali nelle principali categorie dell’industria;
  • il recupero di un’eventuale inflazione più alta di quella definita, avverrà sempre togliendo l’aumento dei costi della benzina e dei beni energetici;
  • non ci sarà nessuna certezza della decorrenza del contratto nazionale dalla data di scadenza, si dovrà procedere esattamente come oggi con le una tantum, di fronte ai gravi ritardi nei rinnovi contrattuali.
In concreto, con un’inflazione ufficiale al 3,8% e con un aumento reale dei prezzi di prima necessità intorno al 6%, sulla base di queste linee guida si farebbero rinnovi contrattuali con aumenti attorno al 2%: ogni anno si avrebbe una perdita di potere d’acquisto sulle buste paga.

2. Sulla contrattazione aziendale, che dovrebbe essere quella che viene favorita dall’accordo, si stabiliscono invece vincoli, limiti e punizioni, che la rendono ancora più difficile rispetto ad oggi.Perché:
  • tutto resta come prima, non c’è nessuna estensione della contrattazione né in azienda, né a livello territoriale;
  • il salario dovrà essere ancora più flessibile e incerto di oggi, tanto è vero che già in alcune vertenze aziendali le imprese hanno detto no al consolidamento dei premi o all’aumento della parte fissa, usando il documento sottoscritto tra Confindustria, Cisl e Uil;
  • è vietato chiedere nelle vertenze aziendali ciò che è stato già discusso nel contratto nazionale. Orari, precarietà, normative sull’inquadramento, non potranno essere più discusse a livello aziendale, pena “punizioni” per le organizzazioni e le rappresentanze che lo fanno.
3. Tutto il sistema viene centralizzato, la Confindustria e le confederazioni sindacali firmatarie avranno il compito di controllare dall’alto tutto il sistema della contrattazione, nazionale e aziendale. L’arbitrato deciderà su eventuali controversie. Gli Enti bilaterali amministreranno sempre di più aspetti decisivi della condizione di lavoro.

4. Passa per la prima volta il gravissimo principio per cui a livello aziendale o territoriale si possono fare sconti sul contratto nazionale. Così le imprese o i territori in difficoltà potranno minacciare la chiusura delle aziende o i licenziamenti per ottenere sconti e deroghe sulle condizioni minime stabilite nel contratto nazionale. E’ questo un meccanismo persino peggiore del ritorno alle gabbie salariali.

Confindustria, Cisl e Uil auspicano poi che ci sia la riduzione del peso del fisco sui salari, ma in realtà lo chiedono solo per il salario flessibile e non per quello certo e garantito a tutte e a tutti.
Questo documento è un peggioramento delle stesse regole già negative dell’accordo del 23 luglio 1993 e, se applicato, porterà a una nuova riduzione dei salari per la grande maggioranza dei lavoratori mentre pochi potranno guadagnare qualcosa in più solo a prezzo di un maggiore sfruttamento.


Diciamo e facciamo dire di no nelle assemblee, nelle manifestazioni, ovunque tra le lavoratrici e i lavoratori alla controriforma della contrattazione.

NO all’attacco al contratto nazionale
e alla contrattazione dei diritti,

Sì all’aumento del salario
e al miglioramento delle condizioni di lavoro.


venerdì 10 ottobre 2008

Lo tsunami sull’economia cambia tutto

Svolta nella trattativa. Confindustria, Cisl e Uil si accordano su una serie di linee guida. Non un vero accordo separato. Cgil preme per politiche anticrisi. "La situazione è grave, un errore dividerci ora"

Siamo a una svolta della trattativa sulla riforma del modello contrattuale. Confidustria, Cisl Uil si accordano su una serie di linee guida, che non si possono leggere comunque come un accordo separato. Piuttosto sono un documento che farà parte della trattativa più generale richiesta dalla Cgil anche con le altre organizzazioni e gli altri soggetti, sulla scia dei modelli degli accordi storici degli anni novanta. “Questa mattina non abbiamo condiviso le linee guida di Confindustria, ma continueremo con l'allargamento del tavolo per cercare delle linee condivise", ha spiegato il 10 ottobre il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, subito dopo l'incontro con gli industriali e gli altri sindacalisti di Cisl e Uil sulla riforma del modello contrattuale. "Alla situazione già grave - ha spiegato a caldo Epifani - fatta di cassa integrazione, licenziamenti e chiusure di aziende si aggiunge lo tsunami della crisi finanziaria. E' un periodo molto duro e penso che sarebbe un errore dividerci con Cisl, Uil e Confindustria".

Il segretario della Cgil, parlando con i giornalisti, ha voluto precisare che "la situazione è molto difficile, anche perché gli effetti sull'economia reale, seppur spostati nel tempo, saranno pesanti". Quindi oltre a discutere di regole della contrattazione, per Epifani è urgente chiedere al governo l’avvio di "due tavoli: uno su prezzi e tariffe e l'altro sulle politiche anticrisi".

Per quanto riguarda invece gli altri protagonisti del negoziato sulla riforma contrattuale anche oggi si sono registrate dichiarazioni in favore di un’accelerazione, che potrebbe mettere in conto anche l’accordo separato. Lo ha detto a chiare lettere il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, secondo il quale non si può a tutt’oggi escludere 'che si possa arrivare ad un accordo separato sulla riforma del modello contrattuale”. 'Mi auguravo che la Cgil facesse un passettino avanti vista la drammaticita' del momento. Non e' stato fatto e ci dispiace - ha detto al temine dell'incontro con i sindacati - continueremo nel confronto ma non escludo che si possa arrivare ad un accordo separato. Non possiamo fermarci perche' la Cgil non condivide quasi nulla'. Bombassei ha spiegato che invece con Cisl e Uil 'sono state condivise delle linee guida, mentre continuano i distinguo della Cgil. Mi auguro - ha proseguito - che possa essere recuperata'.

Dichiarazioni cui la Cgil ha replicato a caldo con una nota di Susanna Camusso: secondo la segretaria confederale “stupisce che in una situazione così difficile Bombassei non colga l’esigenza di indicare l’urgenza di politiche anticrisi legate ai redditi da lavoro, all’occupazione e agli investimenti e si prodighi, invece, a favorire divisioni invocando accordi separati”. “Tanta rigidità - per Camusso - insieme al fomentare le divisioni, nasconde l’idea che il sindacato sia un fastidio e non il soggetto negoziale. Lo dimostra il fatto che Confindustria continua a negare l’estensione della contrattazione”.

Spingono sull’acceleratore anche i due ministri Sacconi e Brunetta. Il ministro della Funzione pubblica, riprende e rilancia in particolare la proposta contenuta nella dichiarazione congiunta Confindustria e sindacati (ad eccezione della Cgil) di condividere le linee guida per una riforma degli assetti della contrattazione collettiva anche per altri settori del lavoro privato e pubblico. Brunetta si dice ovviamente "favorevole all'allargamento della trattativa sul nuovo modello contrattuale anche al settore pubblico, tenendo comunque conto delle sue peculiarità e specificità normative". "Sono disponibile - spiega in una nota - a partecipare all'ulteriore corso degli incontri al fine di arrivare al più presto ad un nuovo accordo sul modello contrattuale unico. Fermo restando quanto previsto e stanziato dalla legge finanziaria 2009".

Secco, anzi quasi lapidario com’è nel suo stile, il commento del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo il quale “le linee guida condivise da Confindustria, Cisl e Uil per un nuovo modello di rapporti tra imprese e lavoratori sono altamente significative non solo perché rappresentano un primo punto fermo dopo circa un decennio di inutili tentativi, ma anche perché intervengono nella grande crisi delle economie finanziarie opponendovi un forte segnale di volontà degli attori che producono autentica ricchezza”. “Come nel 1984 e nel 1992 – precisa Sacconi - governo e parti sociali possono offrire insieme un impulso decisivo alla ripresa della crescita dell'economia italiana, ancor più necessario nel drammatico contesto attuale che non lascia spazio alle vecchie logiche conflittuali”.

Posizioni articolate e con sfumature un po’ diverse dal solito quelle che provengono da Cisl e Uil. “Nella Cgil ho scorto segni di volontà ad andare avanti – ha detto per esempio il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni - non vedo alcun motivo per fare il contrario. Voglio leggere in tutti i modi questo piccolo segno di disponibilità della Cgil al confronto con le altre associazioni”. Per la Cisl, ha spiegato il suo segretario, “la scelta è stata quella di consolidare ciò che abbiamo trattato negli ultimi mesi con le altre associazioni, per poi arrivare al governo cui chiedere un taglio delle tasse e delle linee per il pubblico impiego. Oggi sono stati fatti significativi passi in avanti e seppure la Cgil non ha condiviso le linee guida, sono stati dati dei piccoli segnali di disponibilità”. "Abbiamo definito un documento che migliorerà le retribuzioni dei lavoratori dell'industria”, ha detto invece con un certo ottimismo il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, secondo il quale ora è necessario lavorare affinché l'intesa venga estesa a tutti, per garantire le stesse regole anche agli altri settori. Abbiamo seppellito l'inflazione programmata: adesso il salario aumenterà sia per il contratto nazionale sia per il secondo livello, cui si aggiunge una compensazione per chi non ha la contrattazione aziendale".

Dunque come si procederà? “E’ chiaro – risponde con nettezza Agostino Megale, segretario confederale della Cgil – che se ci fosse stato un accordo separato sulla riforma dei contratti, avremmo dichiarato lo sciopero. Ma siamo in presenza di linee guida che dovranno essere discusse anche con gli altri soggetti”. Quello che è anche chiaro, spiega ancora il sindacalista della Cgil che ha seguito tutta l’evoluzione della trattativa, è il fatto discutibile e negativo che Confindustria non ha avuto una reazione all’altezza della situazione, come se si venisse meno a una grande tradizione storica degli industriali italiani che hanno sempre cercato di mettere al primo posto – soprattutto nei momenti di crisi acute – le soluzioni per lo sviluppo. Ora in una situazione economica così difficile, spiega Megale, sono importanti le regole, ma sono molto più importanti le politiche che si metteranno in atto per rispondere alla crisi di cui non abbiamo visto che l’inizio. “Quello che abbiamo chiesto dunque come Cgil – conclude – è l’apertura di un tavolo con il governo per discutere di quali politiche scegliere, discutere prima di tutto di redditi da lavoro e occupazione”.

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Assemblea nazionale di 5.000 delegate e delegati Fiom-Cgil

La crisi finanziaria e la recessione si stanno scaricando pesantemente sulle lavoratrici e sui lavoratori già colpiti da salari insufficienti, dalla pressione sulle condizioni di lavoro, da licenziamenti, cassa integrazione, chiusura di fabbriche.
  • Anche in riferimento alle linee guida sulla riforma del modello contrattuale, va respinto l’attacco di Confindustria contro i contratti nazionali e la contrattazione aziendale che ha l’obiettivo di programmare una ulteriore riduzione dei salari e di annullare il libero esprimersi con la contrattazione del punto di vista delle lavoratrici e dei lavoratori.
  • Va respinta la scelta del Governo di indebolire gli ammortizzatori sociali, privando le lavoratrici e i lavoratori a rischio di disoccupazione dell’essenziale sostegno al reddito.
  • Va respinto l’attacco alla scuola, al lavoro e ai servizi pubblici, che cancella principi di solidarietà e uguaglianza e tutela solo i ricchi umiliando il lavoro dipendente.
  • È necessario sostenere i redditi delle lavoratrici e dei lavoratori attraverso una riduzione dell’imposizione fiscale del lavoro dipendente e dei pensionati, a partire dalle retribuzioni più basse.
  • È necessario fermare la riduzione dello Stato sociale prevista dal “Libro Verde” e dai provvedimenti legislativi già presi dal Governo e in discussione in Parlamento che, fra l’altro, annullano le normative contro il lavoro nero e la sicurezza sul lavoro.
  • È necessaria una campagna di informazione diffusa in tutti i luoghi di lavoro per fermare questo attacco, estendere la contrattazione articolata e far crescere le iniziative.
LA FIOM CONVOCA L’ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE DELEGATE E DEI DELEGATI IL 31 OTTOBRE 2008 PER DECIDERE LE ADEGUATE INIZIATIVE DI MOBILITAZIONE.

giovedì 9 ottobre 2008

Torna l'allarme sull'Articolo 18

Dopo oltre 8 anni di silenzio mediatico il governo Berlusconi torna all’attacco dell’articolo 18. Stavolta, però, non sceglie lo scontro frontale con i sindacati, ma più cautamente inserisce le norme che tentano di scalfire lo Statuto dei lavoratori nelle pieghe più nascoste del decreto sul lavoro, appena approvato dalla commissione della Camera. A lanciare l’allarme e' stata la Cgil, con una nota diramata in settimana ai tecnici del settore.

Nonostante la poca pubblicità in proposito, infatti, il provvedimento contenuto nell’articolo 65 del ddl 1441-quater, stabilisce che il magistrato dovrà tenere conto delle 'tipizzazioni' della giusta causa e del giustificato motivo contenute sia nei contratti collettivi sia nei contratti individuali di lavoro stipulati davanti alle cosiddette 'commissioni di certificazione'. E, nel definire le conseguenze da riconnettere al procedimento, il giudice dovrà tenere conto degli elementi e dei parametri fissati dai vari contratti (anche individuali), ma dovra' tenere presente anche 'le dimensioni e le condizioni dell'attivita' esercitata dal datore di lavoro, l'anzianita' e le condizioni del lavoratore, nonché il comportamento delle parti anche prima del licenziamento'.

In parole povere, se il ddl dovesse essere convertito in legge, la reintegrazione del posto di lavoro garantita dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori verrebbe sostituita da un risarcimento danni. Per di più si tratterebbe di una reintegrazione a 'fisarmonica' e il giudice sarebbe vincolato a quanto stabiliscono i contratti individuali anche se prevedono cose differenti rispetto a quelli collettivi. In caso di licenziamento per 'riduzione del personale', tra l’altro, sarà impossibile presentare ricorso perché il termine fissato nel ddl per farlo è di 120 giorni: esattamente lo stesso tempo che ci vuole per sapere se la riduzione del personale sia o meno la vera causa di licenziamento. Secondo l'avvocato del lavoro Bruno Cossu si tratta di un attacco esplicito all'articolo 18. 'In piu' - aggiunge Cossu– emerge una sorta di intolleranza nei confronti dei magistrati che non potranno più fare un controllo di legalità'. Anche perché si 'mettono in discussione dei diritti dei lavoratori costituzionalmente rilevanti' che invece, secondo la Consulta, neanche il legislatore potrebbe 'toccare'.

Ma c’è molto di più. Il disegno di legge del governo prevede infatti che si possano inserire nei contratti collettivi anche delle clausole compromissorie che stabiliscano, in caso di controversia, di rivolgersi ai collegi arbitrali anche se c'è solo 'il consenso tacito dei soggetti interessati'.

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E TUTTO QUESTO SI AGGIUNGE A:

Decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria".



martedì 7 ottobre 2008

La FIOM e la Politica

Per rispondere a quelli che dicono che la FIOM fa politica:

" Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia."

Scuola di Barbiana

Ultimo Aggiornamento: Referendum Insiel Accordo 23 settembre 2008

Pubblico i risultati complessivi (Trieste + Udine + Gorizia + sedi esterne) sul referendum
dell'accordo del 23 settembre 2008.


Ha vinto il SI con 473 preferenze.

lunedì 6 ottobre 2008

La stagione dei fondi pensione è finita

"Il Governo garantisca il denaro dei lavoratori"

La "catastrofe" delle Borse avrà "effetti duraturi" sul sistema dei fondi pensione. Lo dice Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom e leader dell'area programmatica 'Rete 28 aprile' della Cgil.

"È evidente che senza adeguate garanzie e coperture pubbliche - spiega in una nota - anche i fondi più seri e garantiti rappresentano un rischio per il denaro dei lavoratori. Con una grande campagna di stampa i Governi finora succedutosi hanno pubblicizzato il vantaggio per i lavoratori di investire la propria liquidazione nei fondi pensione. Ora i fatti dimostrano che non è così".

Secondo Cremaschi occorre che "il Governo dichiari la piena garanzia pubblica sui fondi pensione, così come ha dichiarato sui risparmi. Neppure un euro del Tfr può essere a rischio; si valuti il futuro dei fondi pensione esistenti e se ne ridimensioni la funzione a puro accessorio e integratore marginale del reddito dei lavoratori; si rilanci fino in fondo la pensione pubblica eliminando le agevolazioni fiscali per i Fondi pensione e trasferendoli invece sulle pensioni pubbliche".

Il sindacalista della Cgil aggiunge che "le confederazioni devono cambiare radicalmente linea sul sistema pensionistico e tornare all'assoluta centralità della pensione pubblica e delle garanzie pubbliche sul Tfr. La stagione dei fondi pensione è finita con la crisi mondiale delle Borse, ora bisogna far sì che i lavoratori non paghino i costi della speculazione finanziaria".

sabato 4 ottobre 2008

Tanto per fare chiarezza

Valter Santarossa Presidente di Insiel S.p.A. dichiara sul quotidiano “il Messaggero Veneto” di oggi 4 ottobre 2008:

... ed aggiunge che, sulle voci di corridoio uscite nell'ambito dell'ultima assemblea dei dipendenti della sede di Trieste – voci che in sintesi parlavano di zero esuberi e contratti di pensionamento sul modello Telecom -, "non c'è nulla di vero, l'accordo con i sindacati è molto chiaro e i gossip lasciano il tempo che trovano" ...

venerdì 3 ottobre 2008

Comunicato RSU Insiel Udine

Dopo la conclusione delle operazioni di voto ci sentiamo in dovere di intervenire nella dialettica accesa ieri durante l'assemblea di ts fra la RSU FIOM e la RSU FIM.
Intendiamo chiarire che, se sono state riportate correttamente nel comunicato della RSU FIOM di Trieste le dichiarazioni rilasciate nell'assemblea di Trieste del 2 ottobre e riferite alla RSU FIM di Trieste, affermazioni peraltro non smentite dal comunicato della stessa RSU FIM del tardo pomeriggio di ieri, quanto riportato non è mai stato dichiarato ufficialmente dalla controparte ai tavoli di confronto, sia essa Regione o Direzione Aziendale, per quanto ci è stato dato di ascoltare e sentire.

Pertanto le Rsu Insiel di Udine invitano la RSU FIM di Trieste, come qualsiasi altra componente RSU e OO.SS. che possa aver acquisito informazioni diverse, a condividerle con la delegazione sindacale per evitare che siano diffuse versioni discordanti degli stessi incontri e interpretazioni difformi sui contenuti dell'accordo sottoscritto unitariamente il 23 settembre u.s. e riconfermato il 29 settembre u.s.

In conclusione, se qualche componente della delegazione sindacale, è in possesso di rassicurazioni concrete e dotate di qualche fondamento non potremmo che rallegrarcene, ma in assenza di una condivisione delle stesse non possiamo né confermarle né considerarle una motivazione dell'accordo siglato da tutta la delegazione.


RSU Insiel Udine

Referendum Insiel Accordo 23 settembre 2008

In attesa del voto delle sedi esterne pubblico i risultati complessivi (Trieste + Udine) sul referendum dell'accordo del 23 settembre 2008.


Ha vinto il SI con 460 preferenze.

Salari e Contrattazione


giovedì 2 ottobre 2008

Comunicato Stampa RSU FIOM Trieste

Per correttezza nei confronti dei lavoratori, la RSU FIOM di Insiel S.p.A. si trova costretta a precisare che nei tavoli di confronto ufficiali con la proprietà e la Direzione Aziendale non ha mai ricevuto dalla controparte le rassicurazioni esposte oggi nell’assemblea dei lavoratori in merito agli esuberi, come illustrato dalla RSU FIM:

• Gli esuberi attualmente sono stati individuati in 85 lavoratori e nessuno, in nessun tavolo di trattativa l’Azienda o la proprietà ha dichiarato che tutti gli eventuali esuberi verranno risolti utilizzando lo strumento del distacco presso le sedi degli enti locali

• Allo stato dell’arte non è possibile determinare il numero preciso dei lavoratori coinvolti negli esuberi (85 dichiarati dall’azienda più eventuali 135 lavoratori se non si trova un acquirente per Insiel Mercato), quindi non si possono ipotizzare le quantità certe di copertura economica (la RSU FIOM si augura di non trovarsi nella condizione di assistere ad un trattamento diverso di esuberi, quelli che possono ricevere una risposta economica e quelli minore o assente), pertanto ad oggi l’Azienda non ha garantito nei tavoli ufficiali un trattamento simile alla “mobilità TELECOM” che ha accompagnato alla pensione i lavoratori con il 100% dello stipendio.

Ciò detto la RSU FIOM si augura che le notizie rivelate in assemblea dei lavoratori dalla RSU FIM siano attendibili.

mercoledì 1 ottobre 2008

Comunicato RSU FIOM

Questa mattina dopo essere stato contattato dalla RSU UILM ho “scoperto” che le (altre) RSU Insiel di Trieste si sono ritrovate e hanno deciso di convocare una seconda assemblea come continuazione di quella di ieri 30 settembre.

La RSU FIOM ritiene che l’assemblea svolta ieri abbia affrontato i problemi e dato le risposte che hanno portato la Delegazione Sindacale alla sottoscrizione dell’accordo, e non è stata rilevata la necessità di richiedere una seconda assemblea da parte dei partecipanti all’assemblea stessa.

Dalle spiegazioni ricevute dalle “altre” RSU non sono ben chiare le motivazioni che inducono le RSU di Trieste a proporre una seconda assemblea.

Detto ciò, la RSU FIOM è disponibile al confronto con i lavoratori, quindi parteciperà all’assemblea rispondendo, se necessario, agli approfondimenti, ma ritiene fondamentale dare risposte e non condizionare il voto dei lavoratori.

Contratti, "La trattativa è finita"

Si è chiuso male l’incontro tra Confindustria e sindacati. Marcegaglia: valuteremo se fare un accordo separato. La Cgil conferma che le proposte degli industriali non vanno. Mentre per Cisl e Uil l’intesa è vicina. Il 10 ottobre un ultimo incontro

Sulla riforma della contrattazione un accordo che convinca anche la Cgil è sempre più lontano. E si fa sempre più concreta, al contrario, l’ipotesi di un’intesa separata tra Confindustria, Cisl e Uil. Magari con un aiuto da parte del governo. L’incontro odierno (1 ottobre) si è concluso infatti con dichiarazioni molto dure, soprattutto da parte della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che tra le altre cose ha spiegato come la sua associazione “valuterà l'ipotesi di una firma senza la Cgil”. C’è però un nuovo appuntamento, fissato per il prossimo 10 ottobre. Il che vuol dire che la rottura ancora non c’è stata. Resta da capire se gli industriali impiegheranno il tempo da qui al prossimo incontro per elaborare una proposta condivisibile da parte della Cgil, o se invece useranno questi giorni per definire il percorso che porta all’accordo separato.

Da parte sua, il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani ha confermato la bocciatura della proposta di Confindustria, la richiesta di tornare alle proposte originarie presentate dai sindacati, e l’opportunità di allargare la trattativa anche ad altre associazioni datoriali. "Resta la nostra critica generale alla proposta di Confindustria – ha detto Epifani al termine dell’incontro -. Abbiamo anche deciso, in ragione delle cose verificate stamattina, che questa fase della trattativa puo' considerarsi esaurita”. "Non ci alzeremo dal tavolo – ha spiegato -, ma per noi la trattativa è finita". Riguardo alle eventuali responsabilita' su accordi separati, il leader della Cgil ha aggiunto: "Ripensando ai vecchi accordi separati, la responsabilita' degli accordi sindacali e' sempre della controparte. Se la controparte non è d'accordo non si fanno accordi separati, quindi la responsabilità sarebbe di Confindustria".

Nella riunione del 10 ottobre sarà presentato un testo definitivo che accoglie le richieste sia di Confindustria sia di Cisl e Uil.

“Non speriamo niente – ha detto Marcegaglia al termine dell’incontro -. Noi crediamo in questo percorso. Siamo stati coerenti ma il non fare questo accordo avrebbe conseguenze pesanti”. Secondo Marcegaglia "la Cgil chiede un ritorno alla scala mobile. Questo è inaccettabile, non esiste in nessuna parte d'Europa. Non sarebbe accettato dalla Bce e da Bankitalia, ci porterebbe fuori dall'Unione Europea. Noi non vogliamo uscire dall'Europa, pertanto non è possibile accettare ciò che dice la Cgil". E ancora giù duro: "Abbiamo rinunciato all'inflazione programmata, indicando un indice previsivo a tre anni depurato dalla sola energia importata. Un altro aspetto assurdo emerso è che per la Cgil non ci deve essere alcun tipo di regole. C'è una chiusura. La Cgil vuole, come dice Bombassei, una sorta di Far West".

Dichiarazioni cui Epifani ha replicato altrettanto polemicamente: "Vedo con stupore che il presidente di Confindustria ci attribuisce argomenti che nessuno ha mai sollevato, invece di rispondere sul merito dei problemi che abbiamo posto. Ci accusa di volere il Far West, mentre siamo noi a voler evitare il Far West contrattuale, insistendo perche' sia difeso il modello contrattuale universale". Quanto alla accusa di voler ripristinare la scala mobile, continua Epifani, questa “e' una pura invenzione. Vogliamo pero' evitare che, come prevede la proposta di Confindustria, siano solo i lavoratori a pagare gli effetti dell’inflazione importata".

Il direttivo Cgil del 30 settembre
Il direttivo della Cgil, riunitosi il 30 settembre, ha bocciato il documento presentato da Confindustria giudicandolo "incompatibile con la piattaforma Cgil Cisl Uil. Tra i punti ritenuti inaccettabili dall'organismo della Cgil, c'è il mancato "allargamento della contrattazione di secondo livello, in quanto “l’attuale prassi” - si legge nel documento approvato dal direttivo - sommata alla totale variabilità e indeterminatezza dei premi" rappresenta "un restringimento della contrattazione".
Tra gli altri punti della piattaforma di Confindustria bocciati dalla Cgil: le proposte sanzionatorie, derogatorie, l’arbitrato, la conciliazione e le modalità della bilateralità. L’indicatore proposto dagli industriali "non risponde all’inflazione realisticamente prevedibile e non è accompagnato da verifica e recupero dell’eventuale scostamento. Così si determinerebbe la riduzione programmata dei salari contrattuali". "Inoltre - argomenta la confederazione - va sottolineato che l’impianto proposto da Confindustria, le iniziative del Consiglio dei Ministri con la manifesta volontà di cancellare i contratti di lavoro pubblici, l’accordo separato nel contratto del commercio e terziario, indicano il concreto rischio di un moltiplicarsi di modelli contrattuali, destrutturando il modello universale degli assetti contrattuali, generando l’effetto della rincorsa al dumping, tra le categorie, indebolendo ulteriormente le categorie più frammentate". La Cgil giudica quindi "esaurita questa fase del confronto, con la sola Confindustria, sugli assetti contrattuali" e propone l’allargamento del confronto a tutti gli interlocutori compreso il governo, ripartendo dalla piattaforma Cgil Cisl Uil.

Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, esprime invece un giudizio molto positivo sulla trattativa. "Siamo arrivati a un punto decisivo davvero importante - ha detto al termine dell'incontro -. Confindustria ha sciolto molti nodi, c'è un avanzamento molto forte". L'impianto generale di riforma che si va delineando è "condivisibile. C'è un passo avanti notevole, ciò che è uscito oggi è incoraggiante e ci mette di fronte a una svolta delle relazioni industriali. Ora bisogna confrontarsi con le altre associazioni datoriali. Siamo vicini a una conclusione".

Idem il suo omologo in casa Uil, Luigi Angeletti, secondo il quale è stato “un incontro proficuo. Confindustria ha modificato parti del documento e ha risposto abbastanza positivamente alle nostre osservazioni'. Per Angeletti “il 10 ottobre potrebbe essere l'incontro conclusivo. La trattativa e' praticamente conclusa, dobbiamo stendere il documento finale, sui temi fondamentali siamo d'accordo”.

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