giovedì 4 dicembre 2008

NOI NO!

PERCHE’ DICIAMO NO ALL’INTESA FIRMATA DA CISL E UIL CON LA CONFINDUSTRIA.


CISL e UIL hanno approvato senza interpellare i lavoratori, attraverso un documento di intesa, la proposta fatta e voluta a tutti i costi dalla CONFINDUSTRIA che riguarda la riforma della nostra contrattazione sia nazionale che integrativa, stracciando la rivendicazione unitaria fatta assieme alla CGIL e descritta nelle assemblee, perdendo per strada anche quei pochi elementi qualificanti di quella bozza, come per esempio il principio di un vero recupero del potere salariale.

La CGIL ha detto chiaramente che una “porcheria” del genere non poteva essere firmata.

Infatti, come descritto nel documento approvato da CISL e UIL, la base su cui verrà “calcolato il nostro salario” non sarà più l’inflazione programmata (ne tanto meno quella reale), ma un nuovo indice individuato da terzi che terrà conto dei prezzi al consumo epurandoli dall’inflazione importata.

Ciò significa che, se le aziende aumenteranno i prezzi dei loro prodotti al consumo giustificandolo con il rincaro dell’energia o delle materie prime, i lavoratori pagheranno due volte: la prima per non aver avuto il riconoscimento di quelle quote di salario riferite all’inflazione importata, la seconda per acquistare i beni che le aziende mettono sul mercato con gli aggiustamenti di prezzo.

Ma se tutto ciò non basta in aggiunta hanno previsto che la base di calcolo sulla quale apportare gli aumenti salariali non sarà più quella prevista fino ad oggi ma sarà più bassa; per intendersi se oggi l’aumento in percentuale del salario previsto dalla contrattazione nazionale è fatto su un valore, ad esempio 10, domani la percentuale di aumento si applicherà su 8, capite che in termini di salario un aumento del 2,5% del salario partendo da 10 darà un certo risultato economico su 8 darà un salario più basso.

La proposta di Confindustria avallata da CISL e UIL prevede anche che La durata del contratto sarà di tre anni e non è specificato come opererà il meccanismo di recupero automatico del delta tra quello che si era previsto come costo della vita e quello che in realtà si andrà a misurare a fine della vigenza contrattuale.

Si potrà presentare la piattaforma rivendicativa sei mesi prima della normale scadenza del contratto, ma per sette mesi non si potrà dichiarare sciopero a sostegno della trattativa, pena l’applicazione di sanzioni per i lavoratori in lotta.

Se dopo sei mesi la trattativa non va a concludersi, di fatto ci scippano il tavolo di trattativa e ne aprono uno a livello confederale tagliando fuori le categorie ed i lavoratori.

Anche la contrattazione di secondo livello durerà tre anni e a differenza di ciò che accade ora è che le richieste economiche potranno essere solo e soltanto variabili, legando buona parte del nostro salario a parametri di produttività, efficienza ,redditività. Tutto ciò che è a rischio!
Bisogna difendere ed aumentare i salari e garantire i diritti universali per tutti i lavoratori e le lavoratrici. Non si può decidere senza il pronunciamento ed il consenso dei lavoratori e delle lavoratrici perché il modello contrattuale definisce le regole per il SALARIO e per i DIRITTI di tutti.
Ciò che è ancora più allucinante è che nella contrattazione integrativa ciò che è previsto già in sede nazionale NON si potrà migliorare…. Però è permesso peggioralo in deroga!|

La FIOM ha detto NO all’intesa tra Confindustria, CISL e UIL!

Bisogna difendere ed aumentare i salari e garantire i diritti universali per tutti i lavoratori e le lavoratrici. Non si può decidere senza il pronunciamento ed il consenso dei lavoratori e delle lavoratrici perché il modello contrattuale definisce le regole per il SALARIO e per i DIRITTI di tutti.

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