lunedì 29 settembre 2008

Verbali RSU - Direzione Aziendale





Verbale di Accordo
23 settembre 2008








Verbale di Incontro
24 settembre 2008











Verbale Di Incontro
29 settembre 2008

mercoledì 24 settembre 2008

Valutazione sull'accordo del 23 settembre


La RSU e la Segreteria Provinciale FIOM esprimono le seguenti valutazioni sull’accordo definito in data 23 settembre 2008:

  • Il contesto in cui si è sviluppata questa vertenza è quello descritto nel comunicato della FIOM Trieste seguente all’occupazione della sala della Giunta Regionale.
  • Corrisponde alle diverse posizioni assunte dalle altre sigle sindacali che hanno la maggioranza nella rappresentanza delle RSU.
  • È conseguenza della scelta politica espressa dal Presidente della Regione FVG che in più occasioni ha indicato la scissione, con tutto quello che ne consegue, come l’unica soluzione possibile. Questa posizione ha ottenuto da subito la condivisione delle altre sigle sindacali.
  • Per quanto sopra il contenuto del verbale d’accordo rappresenta la risposta possibile ai 135 dipendenti destinati all’Insiel Mercato, escludendo un possibile accordo separato o il procedere unilaterale da parte della proprietà, quindi per la FIOM non è un accordo da enfatizzare ma neppure da denigrare.
  • Riteniamo come punto positivo l’aver acquisito la garanzia che i lavoratori d’Insiel mercato, se la vendita dovesse fallire, rientreranno in Insiel FVG.
  • Valutiamo debole il rinvio della procedura di mobilità a marzo in riferimento alla possibilità di mantenere una unicità nella gestione degli esuberi, in quanto si potrebbero verificare rimandi alla vendita creando di fatto una separazione tra gli 85 esuberi ufficializzati e quelli che potrebbero derivare da una mancata vendita (o vendita parziale) d’Insiel mercato (ulteriori 135). Detto questo riteniamo il rinvio a marzo una risposta positiva in quanto non ha chiuso la partita sugli esuberi che rimane tutta da gestire.

Quindi la FIOM ritiene che l’accordo raggiunto corrisponde alla gestione della vertenza che si è caratterizzata nei vari passaggi (assemblea, comunicazioni sindacali e i pareri espressi dai lavoratori Insiel nei vari passaggi), ovvero un accordo corrispondente alle “difficoltà” d’Insiel.

giovedì 18 settembre 2008

Crack Lehman, risparmi a rischio. Si trema anche in Italia

Presto si capirà che cosa è successo davvero sui mercati finanziari internazionali. Polizze vita e assicurative gli strumenti più esposti. Maggiori garanzie dai fondi negoziali

Attesa e preoccupazione tra i risparmiatori italiani. Alla fine di questa settimana, secondo gli esperti e gli operatori, si dovrebbe capire con una certa nettezza che cosa è successo davvero sui mercati finanziari internazionali. I quotidiani hanno parlato di terremoto Lehman, ci sono stati titoloni e prime pagine dedicate agli ultimi crac finanziari. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha detto che stiamo attraversando una crisi molto profonda, forse la peggiore degli ultimi anni. Gli effetti dei tracolli delle grandi banche d’affari e il salvataggio in extremis di grandi compagnie di assicurazione potrebbero essere più pesanti e duraturi degli eventi dell’11 settembre. Il ministro Tremonti ha detto che non è finita qui. E’ presto però per comporre il quadro. Servono elementi certi e si dovrà seguire tutta l’evoluzione della crisi finanziaria. Intanto però si possono vedere più da vicino le cose che ci riguardano direttamente come risparmiatori e come lavoratori. Partiamo dunque, per ora, dai fondi pensione.

La prima cosa da dire riguarda ancora una volta la differenza tra i vari strumenti di previdenza complementare. Non è una novità, infatti, dire che i fondi negoziali – per loro natura e per le loro scelte concrete – sono gli strumenti meno esposti alla speculazione finanziaria e alle scorribande nei mercati dei broker. Anche nel caso delle obbligazioni Lehman e di altri strumenti correlati è stato subito chiaro che gli strumenti più esposti sono state le polizze vita, le polizze assicurative, i fondi pensione aperti e le casse professionali. Ovviamente, come succede quasi sempre in questi casi, hanno fatto più notizia i pochi fondi pensione chiusi che hanno dichiarato di avere in portafoglio obbligazioni Lehman. Il caso più eclatante è stato quello di Cometa, il fondo pensione dei metalmeccanici, uno dei fondi più grandi in Europa. I giornali hanno titolato sulla sua esposizione rispetto a Lehman e i responsabili del fondo hanno subito chiarito che l’entità di tale esposizione equivale allo 0,10% del totale del patrimonio. Il Consiglio di Amministrazione di Cometa ha riesaminato la composizione del portafoglio del Fondo, che è costituito da oltre mille titoli differenti, e ha valutato positivamente l’effetto della differenziazione dell’investimento che ha consentito di mantenere inalterata la validità delle posizioni previdenziali complementari raggiunte a fronte di una minima (0,10%) presenza di obbligazioni Lehman Brothers.

Il punto vero però riguarda lo sviluppo della vicenda Lehman. Si tratta infatti di capire che cosa si deciderà nella procedura. Non è detto infatti che i titoli e le obbligazioni Lehman, dopo il fallimento, siano definitivamente cestinati ed è per questo che gli operatori sperano in un recupero. Una delle possibilità in campo è infatti la decisione di rimettere in Borsa, ad un certo prezzo i titoli e le obbligazioni Lehman Brothers. Lo stesso Consiglio di amministrazione di Cometa, in un comunicato diffuso nei giorni scorsi ha fatto sapere che il fondo sta esaminando il decorso della procedura del chapter 11 e le possibilità di recuperare il massimo del valore del titolo. “In ogni caso possiamo affermare che il sistema dei fondi pensione negoziali italiani ha tenuto – ci spiega Gianni Ferrante, coordinatore nazionale Fiom per i fondi pensione – gli effetti più negativi di questa crisi sono stati avvertiti più in altri settori, mentre i 10 gestori di Cometa hanno operato correttamente secondo i mandati strategici del Consiglio di amministrazione. Su 10 gestori, solo uno (Pioneer) ha dichiarato di aver messo in portafoglio, in una linea di investimento precisa (la “reddito”, ndr) obbligazioni Lehman”.

Ferrante spiega anche che – secondo la legislazione vigente - ai gestori spettano le scelte finanziarie tattiche, mentre la linea strategica spetta al Consiglio di amministrazione dei fondi. E’ chiaro quindi che il Fondo può intervenire per “ricusare” il gestore solo in caso di violazione palese delle indicazioni strategiche. In questo caso si è intensificato – e non da oggi – il controllo. “Ripeto però – ci tiene a precisare Ferrante – che i fatti stanno a dimostrare che il sistema ha tenuto e che il modello italiano dei fondi risulta molto più protetto di altri alle scorribande finanziarie speculative. Insomma casi come quello Enron o ora come quello Lehman da noi non potrebbero succedere proprio perché si applica il principio della diversificazione. Nei casi Enron e Lehman, al contrario, si è frantumato qualsiasi riferimento alla diversificazione: i lavoratori erano dipendenti delle società per il loro reddito da lavoro, per le loro pensioni e per i loro investimenti finanziari. Il crollo è stato quindi totale”.

La percentuale di esposizione dello 0,10% ai titoli e obbligazioni Lehman torna anche nel comunicato ufficiale della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione. “Dai primi accertamenti che si sono svolti su un complesso di fondi negoziali, rappresentanti circa il 65 per cento del totale degli assets di tale categoria di fondi – ha fatto sapere il presidente Scimia - è emerso che, l’esposizione diretta verso i titoli azionari e obbligazionari della Lehman Brothers rappresenta appena lo 0,10 per cento del totale della massa fiduciaria gestita”.

Per ora quindi siamo alle tranquillizzazioni. Occorre però la massima vigilanza, come ha dichiarato nei giorni scorsi la segretaria confederale della Cgil, Morena Piccinini, secondo la quale “la crisi dei mercati finanziari di questi ultimi mesi sfociata, in questi giorni, nel fallimento della Banca Lehman Brothers, ha determinato ricadute su tutte le forme di risparmio comprese quelle previdenziali”. Tutto ciò impone “un monitoraggio di carattere continuativo e una maggiore responsabilizzazione delle specifiche Autority di controllo e di tutti i gestori per evitare ricadute negative sui singoli e indifesi cittadini, risparmiatori, lavoratrici e lavoratori. Il tracollo di questi ultimi giorni indubbiamente tocca le diverse forme di previdenza complementare anche se i fondi pensione di natura collettiva che hanno scelto una forma di gestione diversificata prudente e trasparente degli investimenti sono coinvolti in modo assolutamente marginale”.

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mercoledì 17 settembre 2008

LEHMAN: FIOM, FONDO COMETA SIA MONITORATO

«Monitorare con continuità l’azione dei gestori finanziari del Fondo di previdenza complementare dei metalmeccanici e Cometa, e informarne con chiarezza gli associati». A chiederlo è Fausto Durante, segretario nazionale della Fiom Cgil e responsabile per la previdenza complementare: «In questa delicata fase di crisi e tensione dei mercati, la Fiom chiede in particolare l’attivazione tempestiva di tutte le misure idonee a tutelare i risparmi previdenziali dei lavoratori e la più intensa e trasparente azione di informazione nei confronti degli associati». Aggiunge poi Durante: «La limitata esposizione di Cometa con obbligazioni emesse dalla banca Lehman Brothers (0,1 per cento del patrimonio) testimonia l’efficacia dell’azione di controllo svolta dal Fondo in questa pesante fase del mercato finanziario americano. In ogni caso, è assolutamente prioritario che Cometa compia ogni sforzo affinché vengano annullati gli eventuali effetti negativi sulle prestazioni previdenziali, destinate ai lavoratori associati, che potessero derivare dalla crisi finanziaria in corso. Allo stesso tempo, Cometa deve impegnarsi per rafforzare la sua capacità di informare gli aderenti sulla propria azione e sui suoi risultati. Sull’insieme di tali questioni, oltre che su una verifica della coerenza delle attività dei gestori con le finalità proprie di un fondo di previdenza complementare, la Fiom Cgil chiederà l’avvio di un confronto tra Cometa e l’insieme delle parti istitutive».

WWW.RASSEGNA.IT

Comunicato della RSU FIOM e Segreteria Provinciale della FIOM

La FIOM di Trieste condivide le azioni messe in atto dalla delegazione sindacale di Udine in quanto ritiene che si possano inserire nel seguente giudizio: non si condivide il metodo con cui si è arrivati alla scelta, da parte della proprietà Regione , soggetto politico, della scissione.

La motivazione principale, delle scelte fatte dalla FIOM di Trieste, FIOM e FIM di Udine consiste nella valutazione che anche l’attuale giunta, cosi come quella precedente, non ha mai avviato un confronto serio sulle motivazioni che giustificavano prima la vendita e successivamente la scissione.
L’atteggiamento della proprietà, oggi come ieri, è stato sempre unilaterale
proposta da accettare e/o da subire. Con una variabile che la proposta di scissione ha ricevuto un consenso preventivo da parte di FIM-CISL UILM-UIL UGL e FISMIC, mentre sulla vendita,con gara, la delegazione sindacale è rimasta unita sulla critica introducendo delle condizioni sulle garanzie occupazionali ( non si poteva ridurre l’organico per tutto il periodo della convenzione, scadeva nel 2014/17 e l’integrità aziendale era garantita).

La nuova situazione venutasi a creare ha confermato che rimanendo INSIEL pubblica ci sarebbero stati esuberi, minacciati dalla giunta ILLY e ufficializzati da TONDO.

Negli incontri fatti, dopo la consegna del “ piano industriale” – 12 agosto - e conseguente
posizione unitaria sulla necessità di ricevere risposte ai punti rimasti critici : gestione degli esuberi; identificazione dei dipendenti di INSIEL mercato, guida manageriale, prospettive ( leggi prodotti ) produttive e garanzie per i 135 dipendenti della futura azienda da collocare sul mercato, ha portato alla valutazione, visto i tempi del programma dei lavori dettato dalla proprietà di rendere esplicita la criticità espressa dalla FIOM – TS/UD e FIM –UD, con l’obiettivo di non dare acquisito il documento presentato in quanto gli esuberi contenuti non si possono definire in assenza dell’attore principale ovvero l’imprenditore e ricevere prima della delibera da parte del Cda le risposte ai punti rimasti aperti e unitariamente condivisi.

Questi i fatti che
hanno ricevuto una risposta del Presidente scissa in due fasi , la prima autoritaria - impedendo di rispondere alla sua dichiarazione da parte di tutta la delegazione - e poi di ragionevolezza nel posticipare il Cda, ovvero corrispondendo a quanto già contenuto nella attivazione della procedura di raffreddamento e conciliazione che per Legge si deve appliccare ad INSIEL aperta della sola delegazione sindacale di Udine ( la FIOM di Trieste ha proposto una raccolta di firme per EVENTUALMENTE attuare uno sciopero superando l’applicazione di Legge che riguarda SOLO l’ attività DIRETTA della sanità )
l’obiettivo che si voleva raggiungere era duplice: da una parte evitare che il CdA deliberasse la nascita di INSIEL Mercato in presenza di risposte negative o in assenza di risposte convincenti e dall’altra iniziare una trattativa vera.

La scelta di
rimanere nella sala della giunta da parete della FIOM di TS/UD e FIM di Ud è la conseguenza del mancato raggiungimento dell’ obiettivo e la necessità di evidenziare quello che riteniamo sia stato un pretesto del Presidente di non voler rispondere ai punti critici volendo , da parte sua, evidenziare la diversa posizione sindacale allo scopo di rafforzare quello che appare come una volontà acquisita, da parte della proprietà, ovvero non aprire una trattativa e puntare sulla divisione e indebolimento della delegazione sindacale per assicurarsi il consenso e magari scaricare le responsabilità dell’operazione e sue conseguenze.

Questi i fatti, documentabili, e su queste basi risulterà fondamentale il giudizio ed il consenso che daranno i dipendenti di INSIEL sulla evoluzione della vertenza che li riguarda tutti.

Consenso e valutazione che la FIOM di Trieste ricercherà di rendere visibili e quantificabili con l’utilizzo di percorsi democratici che vedano la partecipazione attiva di tutti i dipendenti.

venerdì 5 settembre 2008

Comunicato del Comitato degli Iscritti

Il Coordinamento del Comitato degli Iscritti della F.I.O.M. Di Trieste esprime preoccupazione nel recepire i comunicati esposti in questi giorni nella bacheca sindacale dell'Azienda e non può esimersi di esortare la delegazione sindacale tutta a una maggior unità e coerenza di comportamento in grado di delineare una linea di azione comune atta a salvaguardare l'occupazione in Insiel Regione e a garantire un futuro agli eventuali lavoratori che confluiranno in Insiel Mercato.

Noi lavoratori iscritti F.I.O.M. esortiamo la delegazione sindacale e i colleghi a costruire un’ unità di intenti, anche tra i diversi territori, nel rispetto delle regole democratiche, per perseguire una soluzione alla vertenza Insiel soddisfacente per tutti i lavoratori senza distinzione di mansione o contratto.

Pertanto ci sentiamo di proporre alle RSU Insiel di consultare i lavoratori di Trieste e Udine in un unica Assemblea nel momento in cui si dovrà decidere la conclusione della trattativa e dare il mandato alle organizzazioni sindacali e alle RSU sul risultato finale che si andrà a determinare, ovvero creare le condizioni di un mandato univoco e contestuale condiviso da tutti che vincoli la delegazione sindacale a seguito dell’indirizzo che l’Assemblea individuerà.